Calamaio e libretto.
"Calamaio e libretto, prego."
"Guardi, ero in giro giusto per un raccontino in noir, nulla di che.."
"La legge non ammette ignoranza, mi spiace."
"Le posso giurare che.."
"Le viene revocato il permesso di scrivere per i prossimi sei mesi. O meglio di pubblicare, nel prossimo semestre può far quel che vuole, sebbene in cuor mio speri che la pianti una volta per tutte di ammorbarci con la sua spazzatura. Mi dia le sue generalità, intanto.."
L'avete sognata tutti sta scena quando vi è caduto lo sguardo sull'ultimo Fabio Volo, da Feltrinelli.
Tu.
Non puoi.
Scrivere.
O meglio, tu fa' il cazzo che ti pare, ma non chiamarti scrittore. Anche le seppie fanno uso di inchiostro, ma non bussano a Mondadori. Forse solo perché non arrivano al citofono.
Va bene: la libertà d'espressione, il confine tra cosa è arte e cosa no, la fontana di Duchamp, i piss paintings di Warhol, la merda di Manzoni, altre cose cool dell'ultimo secolo che qui annovero solo per aumentare le mie probabilità di chiavare [con hipster ubriache, lo sapete già]; ma talvolta il mio garantismo intellettuale, sfinito sotto i colpi di tequila e tabasco, non ce la fa a prevalere: no, non riesco a concepire certa roba come "scrittura".
Quattro luoghi comuni post beat-generation per adolescendi ed universitari depressi ed alternativi per contratto che sputano sul mainstream per farsi di storielle che non motiverebbero neanche un eroinomane in una vasca di metadone.
[ Scusate le banalità sugli stupefacenti, è la beat-generation che bussa. ]
Dicevo, se ti masturbi con Fabio Volo, vedi di non far vedere a tua mamma Bukowski ed Orwell. O almeno non lasciarli al cesso assieme ai sudoku e agli hentai. A casa mia ad esempio, non ci sono differenze tra sudoku ed hentai: innocenti giochi ad incastro finiscono insidiati da tentacoli alieni. I sudoku non sono neanche troppo innocenti, a pensarci.
Poi c'è Paulo Autogrill Coelho. Come Vespa, ma senza plastico. Io non ho mai letto una riga di Cohelo, probabile che tra 20 anni diventerà il mio scrittore preferito e lo leggerò davanti al camino ascoltando Bob Dylan, bevendo grappa e carezzando i capelli a due bambini cambogiani deformi mentre li obbligo a scambiarsi sollazzo genitale a vicenda. Ehi, è il minimo che ti può succedere quando mischi grappa e Bob Dylan.
A volte mi viene il dubbio che l'esplosività del mix sia dovuta allo scrittore brasiliano, è per questo che non mi sono ancora cimentato, giuro.
Sarò franco, io non ce l'ho con questi dattilografi; recano meno danno dei militari in Iraq, per dire, sebbene ne condividano il fanatismo. A me fanno sorridere coloro i quali li considerano dei santoni, dei vati, dei profeti, dei maestri di vita: ehi, non puoi prendere come modello gente che non mai è finita in coma ad un rave, siamo seri.
[ La beat-generation è veramente una droga: pensi di avela sconfitta e ritorna sempre. ]
"Ma tu che cazzo vuoi in fondo, questi dei libri interi li hanno scritti, hanno seguito, te rosichi e basta perché scrivi quattro post in croce e pure velleitari, brutto stronzo!"
Caro amico, capisco il tuo astio. L'IP cambogiano non lasciava presagire nulla di buono. Ma solo chi scrive conosce il gusto sublime della critica tout-court, della beffa fine a se stessa, della denigrazione senza far prigionieri - è un'attività catartica: la paragono ad una giornata alle terme, o ad un pompino da una svedese eterocroma. Che può farvelo anche alle terme, ma apprezzereste meno la differenza di colore tra gli occhi.
Che cazzo voglio? Una birra, adesso. Conscio del fatto di non averne in frigo, mi vedo costretto a ripiegare su una grappa.
The answer, my friend is blowing in the wind.