Casalpalocco.
Gli autobus che collegano Roma ai paesi che la circondano sono specialmente squallidi, intrisi di sporcizia e degrado ed abbandono. Al contempo, essi trasportano individui assai pittoreschi, l'incontro dei quali vale spesso bene un viaggio in condizioni subumane.
In direzione Velletri, presto sale un tipo sulla quarantina abbondante, conservatosi relativamente male ed avvolto in un ridicolo abito senape; occhiali rossi e squadrati, due ciuffi di capelli grigio-scuri ai lati della testa, incisivi leggermente divaricati, caratteristica questa che per inciso trovo tanto sensuale in una donna, quanto ulteriormente deturpante per il soggetto in questione.
Gli autobus extraurbani non sono come quelli cittadini, che hanno pochi posti a sedere in favore di un'area più ampia per chi sta in piedi, lesto a scendere in poche fermate: i posti dei primi sono invece organizzati in file omogenee di quattro, divise a metà dal corridoio centrale.
Il tipo sale, occupa un sedile interno della colonna sinistra. Dietro di lui, a ridosso del finestrino però, siede un uomo. Stanco. Senza intenzione alcuna di dialogare, diviso tra un lavoro insultante ed una moglie che da lui verrà presto insultata a causa delle loro opinioni divergenti circa l'idea di pasta al dente.
– Ci sta l'Europa League stasera, ci sta.
Il tipo si volta, incurante di chi sedesse dietro di lui.
– Spalletti non capisce proprio un cazzo, non capisce. Però mo se lo tenemo, che cazzo lo manni via a fa' adesso?
L'uomo alza il sopracciglio, e fatalmente risponde di circostanza:
– Eh lo so, ma pure i giocatori hanno rotto er cazzo, specie coso...
A Roma la gente può parlare della Roma per ore e giorni e settimane e lustri, lamentandosi di ogni membro passato per la società negli ultimi trent'anni, senza mostare segno di cedimento alcuno. È un atto mistico, un rituale segreto alla luce del sole, senza scopo oltre a quello della completa catarsi mentale.
– Eh lui è popo er primo che mannerei a puli' i cessi a Trigoria, er primo! Che poi chiamalo stronzo, ce lo sa che prima o poi lo cacciamo, ma intanto s'è acchittato tutto l'impero ad Acilia!
L'uomo annuisce spento, pensa alla pasta scotta che lo attende, ma che lui non sarebbe comunque stato in grado di cucinare.
– La madre vive a Casal Palocco, che non ce lo sai? J'ha comprato attico e superattico, li mortacci sua!
Silenzio.
– Er centro Europa2 ce l'hai presente? Metà è sua, metà. Poi sul viale, ottanta appartamenti c'ha, OTTANTA. Anzi no, tipo ottantasette me pare.
Tomba.
Passiamo Santa Maria delle Mole. Il Palazzo del Ghiaccio, un tempo fiore all'occhiello dell'intrattenimento locale - ci hanno suonato pure i Nirvana e gli Smashing Pumpkins! - , appare come una palla da rugby sgonfia e scolorita.
– A Casal Palocco, vive la madre.
Sono curioso di sapere in che modo il domicilio della genitrice dell'atleta si relazioni al patrimonio di lui.
– Poi oh, mica 'na casetta der cazzo da settantametriquadri, no! Attico e superattico!
Il tipo sottolinea gli acquisti piantando rabbiosamente il proprio indice destro nell'aria, verso il basso. L'aria ha paura dell'indice. Non sono ferrato in materia, non so quali categorie architettoniche possano conferire ad un attico lo status ulteriore di super.
– Ah poi non te l'ho detto, la villa a quattro piani davanti l'Europa2 è sua, se l'è comprata a ottobre, dopo Roma-Atalanta sicuro. Io ce lavoro là, le so le cose, le so. Che poi pure mezzo centro Europa2 de chi voi che sia? È suo, l'ho letto.
Cresce in me la curiosità morbosa di scoprire chi possegga l'altra metà del centro. Se non lo comunica però, evidentemente non ne è a conoscenza neanche lui. Si toglie la giacca senape, scopre una camicia celeste, col primo bottone aperto, acquistata al centro Europa2 probabilmente.
– Poi aoh, a pallone non ce sa gioca', semo d'accordo tutti, ma de case ne capisce sto fijo de 'na mignotta: ottanta, te dico OTTANTA appartamenti s'è comprato là davanti. D'altronde che cazzo pretendi, pure la madre a Casal Palocco ha piazzato.
Credo domani visiterò il centro Europa2, me lo immagino già brulicare di inetti accompagnati da bertucce dalle labbra rifatte, le tette rifatte, il cranio in garanzia, a comprare un mare di cazzate dall'utilità a loro ignota. Li vedo già con le loro buste recarsi verso...
– Attico, e superattico poi!
Sono sicuro si fosse fermato all'acquisto del solo attico, la vicenda non l'avrebbe turbato più di tanto. Avrebbe pensato che se di lì in poi avesse impiegato tutti i propri averi e risparmi futuri, ce l'avrebbe fatta anche lui a comprarselo, un cazzo di attico. Ma no, al superattico non sarebbe mai arrivato. Gli agenti immobiliari, a quelli col completo senape, neanche glieli nominano i superattici.
– Eh io ce lavoro là, le so le cose.
L'uomo è da un pezzo che non percepisce nulla di quanto il tipo dica, ipnotizzato dalla sua litania immobiliare. Il tipo si alza, si avvicina all'uscita centrale, richiede la fermata. La corriera accosta, apre la portiera, sulla soglia il tipo fa all'autista cenno di proseguire.
– È la prossima capo, è la prossima.
Il tipo maschera il proprio errore con la saccenza di chi le cose le sa, perché ci lavora lì. Ti pare che uno col completo senape dell'Europa2 scende in tangenziale e non in piazza? Scende alla fermata successiva, odorando il sangue della prossima preda da massacrare con le proprie catastali zanne.
L'uomo ha le pupille piccole, la bocca leggermente aperta, lo sguardo rivolto al nulla; presto deglutirà senza muovere obiezione alcuna una palla di spaghetti malcotti.
– 'Ndo viveva la madre che non ho capito bene? - gli faccio io, per riportarlo alla realtà.
Mi guarda ma non mi risponde, si alza e fa per scendere.
Non sa ancora che quei pessimi spaghetti provengono da quella Sodoma odierna che è l'Europa2. Da quale metà non è dato sapere, per fortuna.