Just for a day.
Un sabato come tanti altri a Camden Town, speso con la consueta casualità alla ricerca di dischi rari: snobbava il punk perché i panni che offriva gli andavano stretti, e a differenza di tanti coetanei non lo faceva sognare. Lui cercava My Bloody Valentine, Boo Radleys, Lush o Ride, ma stavolta l'accogliente rione non fu teatro di conquiste. Rifiutò la metro affollata per godere ancora un po' di quell'atmosfera, e si diresse verso la fermata d'autobus più vicina.
Una rossa chioma lì seduta ne rapì lo sguardo, assorta nel mondo delle sue cuffie: a colpirlo non fu tanto il crine cremisi, bensì la scritta che campeggiava sulla sua felpa, e che davvero non poteva lasciarlo indifferente: Slowdive.
Pensò subito al regalo di qualche spasimante o compagno, o che fosse comunque una passione non genuina. Complici l'unusuale ritardo del 39 e la sua crescente curiosità, vinsero la sua consueta goffagine. – Forti gli Slowdive eh? – Ehi! Li conosci anche tu? Pensavo fossimo in quattro o cinque!
Avrebbe voluto renderla partecipe di quanto profonda fosse la sua passione per il gruppo di Reading, quanto amasse quei suoni celestiale, quanto avesse consumato ogni disco, da Souvlaki a Just for a day a Pygmalion, ma davvero la sua mente non riusciva a dargli sostegno al momento.
Le parlo? E che le dico, anch'io? Magari mi sorride e basta. Poi pensa che faccio lo spaccone. Se faccio il pignolo la annoio però. Magari ha il tipo che sale a King's Cross. O magari ha i suoi cazzi. Magari sono solo imbranato. Magari...
– Ah, anch'io li amo sai? E tu come ti chiami? - le parole gli uscivano di bocca senza controllo.
– Rachel, piacere. – Ah Rachel, proprio come Rachel quella loro! - lui non si presentò neanche, per quanto era preso dal quel sorriso e dai capelli vermigli, così simili a quelli dell'omonima cantante.
Vabè il ragazzo sale ad Angel, massimo. Oppure la ragazza addirittura, oppure non le piaccio proprio. Sì, sicuro non le piaccio neanche un po'. Vorrei ascoltare Dagger ora. Con lei.
– E Rachel senti un po', dove l'hai comprata quella bella felpa? – Guarda, due traverse qui dietro, a Bayham Street. Occhio che è rimasta una S sola, e sembri gracilino.
La vita dei grandi uomini è costellata di atti di coraggio: Cromwell, Nelson, Churchill, hanno governato parlamenti, flotte, popoli. Chi sono io per non vincere questo fottuto groppo in gola?
– Bevi qualcosa Rachel, ti va? - era la sua Trafalgar, sperava solo non sarebbe stata anche la sua Waterloo. – Sai sono di frettissima, un'altra volta magari? – Tipo oggi alle sei? - tanta tenacia non gli era mai appartenuta. – Va bene dai, vediamoci qui a Camden Street alle sei, ti va? – Certo, a dopo!
Elencò mentalmente tutte le sciagure che si sarebbero potute verificare ora. Il ragazzo di lei. Ascolta punk. Ci vede e mi picchia. Sono gracilino poi. Vabè compro la felpa, non sia mai finisca davvero.
Con la quiescente aura di Waves a cullarlo, e quei pensieri non potevano più fargli male. Soddisfatto del suo acquisto, vagò per le vie tanto familiari del mercato, stavolta però con in testa due occhi verdi e profondi.
Just a dream, like Celia's dream, pensava assorto. Cercava un'anima affine da sempre, e stavolta era bastato un dettaglio così piccolo a riempirlo di luce. Le era apparsa minuta e delicata, capziosa e dolce al contempo nei lineamenti, con quella minima ma percettibile maliziosità conferitagli dal taglio di capelli e dal trucco. I primi le coprivano la fronte, scendevano sul petto e rimanevano corti dietro al collo, mentre il secondo, scuro, ne esaltava lo sguardo intenso.
Non arriverà mai. Non ho neppure il numero. E poi non mi riconoscerà, sono anche vestito diverso ora.
Vide un cappuccio nero, una scritta prima indistinta poi subito nota. E poi quel sorriso, capelli rossi, smeraldi. Here She Comes. Anche lei lo riconobbe, vestiti entrambi nella stessa guisa ora.
Sorridevano timidi.
La baciò.
Lo accolse con passione.
Sweet thing I watch you, le disse. Dritto negli occhi, senza più guardare le proprie scarpe.