Un sabato come tanti altri a Camden Town, speso con la consueta casualità alla ricerca di dischi rari: snobbava il punk perché i panni che offriva gli andavano stretti, e a differenza di tanti coetanei non lo faceva sognare. Lui cercava My Bloody Valentine, Boo Radleys, Lush o Ride, ma stavolta l'accogliente rione non fu teatro di conquiste. Rifiutò la metro affollata per godere ancora un po' di quell'atmosfera, e si diresse verso la fermata d'autobus più vicina.
Una rossa chioma lì seduta ne rapì lo sguardo, assorta nel mondo delle sue cuffie: a colpirlo non fu tanto il crine cremisi, bensì la scritta che campeggiava sulla sua felpa, e che davvero non poteva lasciarlo indifferente: Slowdive.
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