Pistacchio di Brontë.

Ero lì che masturbavo il cadavere di Maria Teresa di Calcutta con un dildo posto all'estremità di un trapano acceso, quando mi resi conto che tra noi non poteva più funzionare.

Davvero, la levatura morale della filantropa macedone mi opprimeva, e riuscivo a trovare momenti di parità solo quando io indossavo i panni di esploratore disinibito del sesso, e lei quelli di Goran Pandev. Ma no, poche sparute parentesi corporali non potevano di certo colmare l'impietosa distanza tra una figura così grande ed immortale, e una filantropa macedone.

Davvero, è tanto che non si parla di lei: a questo mondo se non ti rivelano un segreto di Fatima, dopo tre mesi non sei più un cazzo di nessuno; siamo stati parecchio fortunati peraltro, ad oggi dio ce li avrebbe inoltrati tramite What Would I Say.

"La madonna in pericolo per trenta denari con la cruna di un agnello, scagli il primo Pilato in croce amen."

Al momento non sono troppo aggiornato su cosa combinino in Vaticano, presumo le solite orge a base di raganelle allucinogene, pentateuco e minorenni down. Ho sentito solo che il papa si dà un gran daffare al telefono con i fedeli: del resto anche Fastweb è dovuta passare per questa fase, mi spiace ma tocca anche a te.

Pensa quanto ti sarebbe potuto rodere il culo se all'epoca del 56k, ti fosse caduta la linea per colpa del Papa.

–Ciao, me chiamo Francesco e ti chiamo para decirte delle cose importanti.

–Ciao, sono io e stavo scaricando un'ammucchiata lesbo che di qui a poco avrei consultato in maniera interattiva, ora devo ricominciare daccapo e questo mi costerà parecchio denaro, ma mi dica pure.

–El Signore no vuole che ti guardi certe escene carnali, o por lo meno non in HD.

–El signore si può fottere, perché ora devo riscaricare la sequenza di byte cui ero interessato per colmare la prossima mezz'ora. Altro?

–No, pero se vieni el domingo a Castel Gandolfo ti diamo 200 minuti gratis.

–Minuti di cosa?

–Minuti de vida. Sono quasi cuatro ore in più prima de morire, te ci puoi fare yo que se, cuatro o cinco pippe.

–Francesco io non so chi cazzo tu sia, ma questa conversazione mi ha già irritato a sufficienza con il suo dadaismo iberico, ergo mi devo congedare da lei.

–El Signore te abbia in gloria, ragazzo.

Dopo il papa buono, il papa filosofo, il papa trequartista, questo sarà il papa simpatico, suvvia: non che ci voglia molto a primeggiare in tal senso nella curia, ma tant'è.


Piuttosto questa è stata una settimana molto bella e giovane ed urbana, e credo dunque vogliate sapere cosa accada qui all'ombra del quarto Reich.

L'altro giorno ho mangiato del gelato squisito al gusto di pistacchio di Bronte, e mi sono informato circa la sua provenienza: come avevo intuito fu prodotto della più piccola delle sorelle Brontë, Anne, la quale oscurata dal successo delle altre due, trovò fortuna nei frutti secchi. Riporto un dialogo piccato tra l'imprenditrice e le romanziere:

Emily: Anne, mortacci tua che serci sti pistacchi!
Charlotte: Davero pare che sto a pacca' cor cemento.
Anne: Eh voi ne sapete pareccho de sassi, manco mi' nonna se leggerebbe quei mattoni che scrivete.
Charlotte: Guarda che tu' nonna è pure mi' nonna, ed ha trovato davvero sublime Jane Eyre.
Emily: ...e pure co' Cime Tempestose s'è fomentata un botto, quindi che cazzo voi?
Anne: a me m'ha detto che ce ammazza le mosche, poi fate come ve pare, io me do.

[il dialetto dello Yorkshire è stato riportato in borgataro per necessità redazionali, possiate scusarmi.]

Parentesi culturale a parte, mi permetto di segnalarvi la gelateria perché è gestita da ragazzi in gamba, e nel dovero degli ospiti relativamente fissi risulta Herr Blixa Bargeld. Come se a tagliarsi i capelli da voi venisse Nick Cave, esattamente.

Venerdì sera sono stato prima a vedere le Savages alla Kesselhaus, le quali hanno pestato a dovere, e poi ad un sobrio party industrial-goth-latinoamericano nei pressi di Schillingstraße, tenutosi in una cantina nella quale non nascondereste neppure il cadavere di Sandro Bondi. E non perché mancasse lo spazio, anzi. Per tornare a casa ci ho messo solo un'ora e tre quarti, perché i convogli della metro berlinese hanno la simpatica proprietà secondo cui, se ti addormenti per un minuto, ti risvegli a Cracovia. Con un AK47 in petto, se sei fortunato.

Sabato invece sera sono stato in tutt'altra cornice, cioè alla Konzerthaus di Berlino, nella cui serata vi era in programma una selezione di brani di Gershwin: ora a me la musica extra-ariana non fa impazzire, ma il profumo di maccartismo e di fisiognomica emanato dai passi del negretto dodicenne che ballava in frac hanno ristabilito in me il giusto livello di neonazismo. Almeno una generazione mi separava dall'età media della sala, e a giudicare dal mio abbigliamento anche un paio di aliquote fiscali visto che ero un benzinaio nella sala di Eyes Wide Shut praticamente.

Non domo, la serata è proseguita in un wg-party, quello che sulla carta sarebbe dovuta essere una festicciola a casa di alcuni ragazzi, e che invece si è tradotto nella scuola Diaz, ed io stesso mi sono preocupato di nascondere le armi nel cesso. Seriamente, non ritengo umanamente possibile che un palazzo sopporti non solo cento persone che saltano come cavalli dentro una casa che vibra a ritmo di minimal, ma anche le scorribande per le scale delle medesime sino all'alba. Se i miei conti sono esatti, si sono incazzaati sino a Voghera.

Mi ricordo solo che mi sono messo a parlare con un tizio dalla provenienza visibilmente subsahariana che voleva vendermi a tutti i costi la storia che era di Liverpool, e poi con un ragazzo di Monaco che era lì a trovare amici, aveva la ragazza greca e una volta ad agosto aveva trovato del permafrost in Siberia dando un calcio per terra. O forse mi stava solo chiedendo di levarmi dal cazzo perché voleva passare, ed io non ho capito.

Questo amici per dire che per annoiarvi qui dovete essere proprio sordi, senza cuore, o Sandro Bondi.