2012: best albums I stumbled upon.
Non avrei mai detto che avrei finito per annoverare tre dischi in lingua spagnola e due in lingua italiana fra i miei album dell'anno, eppure a quanto pare è andata così.
Il mio disco dell'anno, e non perché non conoscessi i The Sound. Qui Adrian Borland punta dritto al cuore, morde e graffia e confeziona il live più sanguinante di sempre. Non ho mai percepito tanta passione in un solo disco, mai così tanta forza e sentimento in un'ora di musica post-punk: se penso che tra i moventi del suicidio vi è la scarsa considerazione artistica ricevuta, mi dilanio ancor di più.
Gli Slumber [ora Atoma] ci hanno regalato uno dei dischi metal più belli degli anni Duemila, punto. Melodeath con forti tinte goth per canzoni intensissime: mai un album metal è riuscito a trasmettermi tanta rabbia e dolcezza al contempo.
Niente che la premiata ditta Sakamoto+Alva Noto non avesse già confezionato anni addietro: la formula è esattamente identica [avorio + glitches], con un piano lievemente più caldo ed un risultato finale assolutamente eccellente.
Il mio amore per qualunque cosa prodotta dal signor Swanö è viscerale, soprattutto se assieme agli Edge of Sanity: dopo le due suite cremisi, questo disco è un manifesto del melodeath e del metal tutto. Dove non sembra esserci posto per evolvere ulteriormente un tema, Dan riesce a ficcare un riff tremendo e a scrivere l'ennesima pagina di musica immortale.
Sarò onesto, e confesso che se [anche] dietro questo disco non ci fosse Dan Swanö, lo bollerei come un album neoprog qualsiasi. La sua voce ed il suo gusto per la melodia sono inconfondibili però, e trasformano un lavoro oggettivamente non eccezionale in una collezione di canzoni speciali, almeno per me.
Ho sempre sottovalutato la musica spagnola e la cultura iberica in generale, pur rappresentando metà delle mie origini. Mi maledico dunque per aver scoperto così tardi un disco sensazionale, in bilico tra i suoni degli Slint e la narrazione dei Massimo Volume. Album imperdibile di cui parlerò in maniera estesa a breve, tra i migliori lavori degli anni '90 in assoluto, e non mi sento affatto di esagerare.
Sempre lingua di Quevedo e Cervantes, ci spostiamo in Argentina per un musicista tanto brillante quanto prolifico: noto principalmente per il suo rock fresco, quasi shoegaze con i Soda Stereo, prova l'avventura solista e regala un disco splendido per testi, melodie ed arrangiamenti; se fosse inglese sarebbe nei diari di tutte le ragazzine del mondo. Purtroppo la sorte lo tiene in scacco da anni, prigioniero di un sonno al momento irreversibile. Suerte Gustavo, te esperamos de vuelta pronto.
Dalla scena emiliana post CCCP dei primi anni '90 sono stati protagonisti vari gruppi - i CSI stessi, gli Ustmamò ed in certa misura anche i Disciplinatha, ufficialmente avallati da sua maestà Lindo Ferretti e forieri di un industrial-rock assolutamente all'avanguardia per il paese di provenienza. Spicca l'eccellente cover di Up Patriots to Arms di Battiato, svariati lustri prima di quanto prodotto recentemente sotto la Mole.
Premessa importante: questo disco ha la copertina più brutta che abbia mai visto [addirittura più di quella precedente], e sono stato fortemente tentato di escluderlo per questo motivo. Per fortuna il gruppo genovese ha confezionato per l'ennesima volta un album synth-pop coi fiocchi, con la voce ultraterrena di Antonella Ruggero a far guadagnar loro l'immortalità.
Chiudo con un EP capolavoro, quattro brani indie-pop oscuri e tristi e sostenuti, che se li avessero scritti nel Tennessee staremmo tutti a strapparci i capelli, invece è ancora roba spagnola. Amo i polisindeti.