2011: best albums I stumbled upon.
Anche quest'anno seleziono le 10 scoperte [o riscoperte] musicali che maggiormente mi hanno affascinato durante i dodici mesi appena trascorsi: in ordine sparso, ecco a voi.
Uno dei dischi più belli e profondi di tutto il post-punk, si erge a manifesto assoluto della propria decade tra momenti graffianti, idilli d'atmosfera e malinconia d'autore. Li hanno buffamente definiti dei Pink Floyd pastorali, ma non credo che questo gruppo abbia bisogno di paragoni simili - sinceramente bellissimo.
Tra i migliori prodotti d'esportazione australiani, il quartetto new-wave continua a sfornare album di qualità senza sosta anche al giorno d'oggi. Vero è che Starfish è inarrivabile, e la freschezza dei suoi brani ci giunge ancora intatta - su tutti l'ipnotica Reptile, impossibile separarsene ormai.
L'altra faccia di Dirt - lui ruvido e diretto, questo invece intimo e toccante in tutti i suoi aspetti. Quando un EP può annichilire intere discografie [Godsmack anyone?]; un pensiero sempre vivo al compianto Layne: you couldn't be your own, hope you feel better dead.
Pure. Music. Craziness. Prendete del symphonic black, del progressive, chiamate Garm dei lupi, agitate bene e chiamate il tutto avantgarde per darvi un tono: otterrete uno dei più brillanti prodotti musicali del decennio appena trascorso, in bilico tra sfuriate velocissime, momenti sincopati, pause di riflessione e ancora frenesia pura. Quando gli trovate un difetto fatemi un fischio.
Un buio ammiccante quello emanato dall'ensemble teutonico, una musica oscura ma non deprimente, sinuosa ed infetta che pervade l'animo. Imprescindibile per chiunque ami Lynch e Badalamenti, necessaria per chi altro ricerchi qualcosa di densamente cupo - impossibile resistere.
Vero manifesto gotico concepito dalla mente di Ivo Watts-Russell ed eseguito dagli artisti della sua etichetta 4AD, questo disco dona una veste nuova ed eterea a brani del passato, su tutti la celeberrima Song to the Siren del compianto Tim Buckley. Imprescindibile.
Il modo più dolce per iniziare la giornata: ascoltare Heaven or Las Vegas ancora nel letto. Prova eccelsa di purezza sia di intenti che di risultati, ci sono solo canzoni stupende interpretate dalla voce ultraterrena della Fraser, aiutata dai suoni celestiali del sapiente Robin Guthrie.
Tra le menti più brillanti e prolifiche del panorama alternativemetal spicca Devin Townsend, autore di questo bellissimo disco: Night, Regulator e Bastard sugli scudi per un suono veemente ed intenso, per quanto ovviamente meno brutale rispetto ai suoi Strapping Young Lad, gruppo simbolo dell'industrial metal.
Per quanto il post-hardcore sia stato per me ambito di esplorazione marginale finora, si ha l'assoluta percezione che questo disco sia un caposaldo indiscusso non solo del genere, ma del rock tutto. Quelli che poi diventeranno i The Mars Volta scrivono il loro testamento di inizio millennio riuscendo ad essere al contempo tecnici, sperimentali ed emotivi.
Vi sarà già nota la mia passione viscerale per Dan Swanö, vero Re Mida del metal. Tra i suoi innumerevoli progetti figura un suo tentativo di fare gothic metal quasi per gioco, dapprima aiutato da una drum machine [!] e da Lucassen alle chitarre, per poi tornare con arrangiamenti a pieno organico dei temi più belli firmati a nome Nightingale: una raccolta imperdibile, dal suono perfetto che raggiunge addirittura l'AOR dei Toto in alcuni passaggi. Fenomenale.