2010: Five Fine Gems.
Duemiladieci terminato, tempo di bilanci. Non avendo ascoltato tantissimi dischi editi nell'anno solare appena trascorso, non è mia intenzione dare giudizi circa i *migliori* dischi dell'anno, mi limiterò bensì a segnalare in ordine sparso i 5 dischi usciti da gennaio a dicembre che ho apprezzato maggiormente.
Gli Anathema rinnegano definitivamente le vesti metal degli anni '90 e confezionano un ottimo lavoro sotto la supervisione del caro Steven Wilson. Unico neo le versioni troppo edulcorate di alcuni brani rilasciati preventivamente con arrangiamenti più genuini e robusti, per il resto discone rock, ancor più godibile dal vivo.
Non è Lungo i bordi, ma Emidio e soci tornano alla ribalta con una prova degna ed intensa, con svariati highlight che ne rendono l'ascolto un'esperienza decisamente meritevole. Ancora una volta alfieri incontrastati del post-rock nostrano, e non solo. Ah, concerto capitolino indescrivibile oltretutto.
La ricetta è nota: black metal atmosferico misto a tinte folk e sfuriate death. Sempre più bravi, non cadono nell'errore di limitarsi al compitino e tornano con cinque tracce lunghissime e piene di incisi d'autore. Inverno nell'inverno, accompagnerà anche parte dell'anno appena iniziato.
Sì, Efrim Menuck sa cantare, e anche bene. La sua formazione a metà tra il rock e la musica da camera regala un canzoniere davvero bello e profondo, in bilico tra neofolk, post-rock e classica moderna. Bonus: prestazione live più convincente dell'anno [ed oltre] con ampio margine, per il sottoscritto.
Il post-rock è quello, e non si smuove più di tanto. I Kinsella non aggiungo niente di nuovo né alla corrente né alla propria produzione, ma propongono un disco concreto, che si lascia ascoltare e si concede un po' di elettronica in più del solito. Da valutare in versione sinestetica dal vivo, chiaramente.
A breve, i 10 dischi che hanno segnato di più questo 2010, senza vincoli temporali stavolta ma solo di puro gradimento.