The Pietralcina Boys
Vi sono domande esistenziali, ancestrali quesiti, che vanno ben oltre il quotidiano e giungono vicini al cogliere il significato intimo dell'esistenza. Da dove veniamo? Dove andiamo? C'è qualcosa dopo? Qual è l'anello che unisce la scimmia all'uomo? I neutrini hanno massa o no? L'ipotesi di Riemann avrà o meno dimostrazione?
Ma c'è un problema così grande, che tutti questi interrogativi si sciolgono timidi al suo cospetto: come cazzo vengono censurati i porno giapponesi?
Orge il novero dei cui partecipanti è innumerabile, pratiche che ridefiniscono qualsiasi senso del perverso e dell'estremo, fiumi di fluidi umani, maschere infernali: ma i genitali vengono coperti da una manciata di pixeloni grossolani, come se questo impedisse di capire cosa sta succedendo.
Sarebbe come mettere un'insegna Coop all'ingresso di Auschwitz. Cosa che accade puntualmente nei sogni bagnati di Vasco Brondi, peraltro.
Dopo infinite notti insonni, sono giunto alla conclusione che non c'è metodo automatico per mettere in atto tale diabolico piano: troppo imprevedibili i movimenti delle nipponiche sbarazzine, vogliose di suggere uccelli a bassa risoluzione in ogni angolo dello schermo, mentre vengono penetrate da zelanti samurai; è necessario quindi che dei funzionari traccino sapientemente le traiettorie dei membri in modo da poter agire sulle zone indicate.
Letto ieri ad una fermata della metro di Tokyo: "Cercasi laureato in informatica per sviluppo sistema di home-banking e per seguire cazzi col mouse".
A qualunque persona dotata di senno sembrerà folle una ipocrisia simile, per la quale la depravazione è accettata con il minimo sindacale di proibizionismo. In tal senso mi vedo costretto a far piccola ammenda: non tollero si fumi quando stimolo oralmente minorenni in cambio di diapositive di Padre Pio che fa surf a Tarifa.
Ahimé cari pederasti democristiani, la vera ipocrisia è in casa nostra, e non scopro nulla di nuovo; è possibile pubblicare impunemente il volto di Calderoli, ma si griderebbe allo scandalo se in prima pagina finisse la vulva di Amy Reid: sempre di gran suini si parla. Perché una porzione del nostro corpo, creato a detti di alcuni dal buon dio, si è guadagnata lil deprecabile titolo di vergogna, mentre non assurge a tale merito un mentecatto a caso che vomita stronzate da almeno 10 anni?
Il manicheismo occidentale è la culla dell'incoerenza: rinnega il corpo per esaltare la mente, e poi non condanna le vergogne della seconda, e finisce per bramare di nascoto esclusivamente il primo. Cazzo è un discorso troppo intelligente per finire in un post del genere, chiedo venia. È che vi ammazzate di seghe sulle puttane che schivate sdegnati innanzi la vostra mogliettina, il cui sex-appeal nei vostri confronti è quello di un catamarano sverniciato ormai, e magari avete anche il coraggio di commentare l'abbigliamento troppo succinto delle amiche di vostra figlia. Quella gran puttana di vostra figlia, mi suggerisce la rubrica dei contatti di google.
Girar nudi è illegale nella maggior parte del mondo evoluto. Ci avete mai pensato? Vi svegliate al mattino, e state già compiendo un illecito finché non vi coprite le pudenda: un peccato originale quotidiano, wow. Qualcuno un giorno ha deciso che le vostre tette o il vostro pisello erano cose di cui vergognarsi, e più o meno tutti hanno accettato senza batter ciglio. In fondo non ci è andata neanche male, pensate se avesse scelto gli occhi o i piedi: ora gireremmo nudi ma con Reebok e Rayban di rito, how cool.
Ma non è solo il vostro essere a commettere reato, bensì anche il vostro divenire, inteso come gli atti da voi compiuti. E no, non mi riferisco solo all'omicidio, al divieto di sosta, alla bancarotta fraudolenta, al frastuono notturno. Parlo di far l'amore in luogo pubblico, oppure nella propria vettura. Già, l'azione bramata da ogni singola cellula, la finalità prima ed ultima dell'esistenza biologica, il momento di connubio massimo tra corpo e spirito, scomoderà due grassi gendarmi dal loro tresette per venirvi a prendere e ad insegnarvi che il vostro è un atto osceno.
Viviamo in una società in cui la nostra natura, intesa come aspetto e come fine di vita, è repressa e obnubilata: ancor peggio, è sublimata per ottenere modelli cristallizzati di bellezza e di realizzazione sociale [leggi: essere persone fighe e chiavare con persone fighe]. Mi vien quasi voglia di fare come Padre Pio: coglionare tutti con due sgraffi sui polsi, e poi andare a cavalcare le onde sull'Atlantico.
Ed infine registrare Pet Sounds oltreoceano, magari.