Suicide 2.0 - and I just feel better.

F5.

Pallino rosso.

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Crepa.

A tutti noi è nota la dinamica sorniona e subdola del social networking, che di social ha ben poco, e di networking parecchio, almeno per chi amministra.

Nomi e cognomi signori: faccialibro. "Non è come dicono, basta farne un uso moderato, è uno strumento che può arricchire e vale la pena usarlo", queste erano le mie parole un paio di anni fa. Le ho sostenute a lungo, ed ammetto che per buon periodo si sono rivelate veritiere: ho potuto tessere rapporti che si son rivelati importanti, riscoprire persone che avevo conosciuto in maniera superficiale tempo addietro.

Poi però, mi son reso conto di aver sviluppato una reale sudditanza: te ne rendi conto quando dici "posso uscirne quando voglio" - ma ora premiamo F5, non si sa mai.

Come ogni situazione che crei dipendenza, si inizia perché non costa nulla e si prosegue perché si pensa di avere la situazione sotto totale controllo; mi si perdoni il luogo comune, mi fermo poco prima di passare all'eroina dall'erba tranquilli.

Non voglio dire che gli effetti avuti su di me possano prima o poi accadere a tutti, non è mia intenzione far propaganda disintossicatrice - ognuno ha la propria coscienza spero, e non credo di poter mutare un'inerzia differente con il mio panegirico [che panegirico non è, ma Isocrate non si offenderà credo].

Ma quali effetti? All'inizio FB è una sorta di realtà aumentata: estende le interazioni preesistenti arricchendole [parli di una serata tramite le foto, ti consigli musica / libri / eventi, ritrovi gente che non vedi da tempo: geniale].

Finita l'onda positiva, inizia il marcio: public relators selvaggi, zoccole più fake delle tette che hanno in foto, applicazioni inutili - ma questo apparteneva anche al passato, niente di cui stupirsi.

Ma quando a romperti i coglioni ci si mette anche un beota conoscente, per cui maledici il giorno in cui l'hai aggiunto, chi te lo paga? Ok il tasto Hide. Ma non è il massimo del fallimento nonché dell'ipocrisia accettare persone di facciata, e poi nasconderle subito dopo? Non ne faccio una questione etica, ma solo di buon senso.

Depennate le teste di cazzo dichiarate, passiamo agli inconvenienti generati da azioni involontarie. Esempio banale: la sera del giorno x ho zero voglia di uscire con Caio, gli dico che devo studiare / che sto poco bene. Una white lie come ne avete dette a centinaia. Poi vi propongono di andare ad una serata fighissima, ci andate. Il giorno dopo siete taggati mentre fate un limbo sotto un'asta retta da due cubane dal culo di granito, che leccano rum bianco grondante dai rispettivi seni. Caio giustamente pensa "guarda sto stronzo", o più probabile Caio era dopo di voi nel giro la sera stessa, ma era strafatto di coca e non si ricorda granché della sinossi.

Oppure i compleanni - vedere auguri di sconosciuti che li fanno in blocco a chiunque il sistema proponga loro, che merito ha oltre quello di intasarmi la bacheca, facendomi magari perdere di vista comunicazioni più pertinenti.

Ma soprattutto, la dipendenza da feedback. Misurare il proprio uccello in base a quanti like o commenti ricevano i tuoi status o i tuoi link. Per chi ha un minimo di velleità creativa, faccialibro è al contempo croce e delizia: puoi avere riscontro immediato della tua trovata, ma se non ti si filano hai coscienza altrettanto subitanea del fallimento artistico - solo magari perché erano a cena, oppure il tuo elemento è stato sepolto da collegamenti a gruppi neomelodici / nenonazisti / di neoprene, oppure ancor più semplicemente fatti una vita e non impugnartelo innanzi al numero di pallini rossi in alto a sinistra, destra, su, giù, L1, Quadrato, Start, o dove ritenga più opportuno faccialibro indicare le sue fottute notifiche al momento.

Non voglio fare proselitismo, non penso che chi resti iscritto o lo faccia in futuro sia solto o plagiato o chissà che altro; io mi trovavo male, ed ho preso la decisione; non sto nemmeno qui a sbattere la porta con vigore, a dire "hey me ne sono andato! Il mondo fa schifo vi odio tutti!!!1shift+one" - mi piace scrivere, e lo faccio senza badare troppo a quel che pensa la gente [falsissimo, sono avido del vostro feedback, accetto postepay].

In ogni modo, la mia prima giornata via di lì finora presenta il seguente bilancio:

  • sviluppo di un software-concept fighissimo ascoltando Perdition City di Ulver;
  • mangiato con avidità ciliege sulle note di In Absentia dei miei amati Porcupine Tree;
  • resettato ed aggiornato il css del sito che state vedendo ora, contemplando l'ottima discografia dei Curve.

Non male. Ah, ultima cosa:

Power on the highway Data in my head Surfing on the network Part of me is dead...

Wilson. Signify. 1996. Quattordici anni fa. Era già tutto chiaro.