Esegesi della Sciabolata.

Sandro Piccinini ci ha abituati a scelte lessicali particolari durante il corso della sua carriera televisiva, tra le quali spicca quella della sciabolata, gesto tecnico di dominio dei centrocampisti, che trova massima affinità con il movimento compiuto dall'arma bianca in combattimento.

Per sciabolata si intende appunto un cambio di gioco effettuato da una mezz'ala o da un esterno di centrocampo, in senso prevalentemente trasversale rispetto alla direzione di attacco e diretto verso un compagno che occupa la fascia di competenza opposta alla propria dunque. Tale passaggio risulta essere una parabola eseguita da fermi, con un movimento del piede che ricorda l'atto appunto di brandire una lama.

I maestri della Sciabolata.

Non è dato sapere nel corso di quale incontro nacque tale metafora, ma è certo che l'utilizzo divenne consolidato a cavallo del cambio di secolo, specialmente durante l'era dei Galacticos, appellativo rivolto alla stellare compagine madrilena che all'inizio degli anni 2000 si aggiudicò due Coppe dei Campioni, rispettivamente ai danni del Valencia e del Bayer Leverkusen. In quel Real Madrid militavano giocatori del calibro di Zinedine Zidane, Ronaldo, Luis Figo e David Beckham; furono proprio questi ultimi due, padroni delle fasce e dotati di piede superiore, simbolici duellanti a colpi di ripetuti e millimetrici lanci, che diedero i natali al policleteo gesto della sciabolata classica.

Come in una scultura di Fidia, la torsione del corpo imprimeva al pallone una traiettoria celeste, e permetteva di sopperire ad eventuali carenze atletiche momentanee o sistematiche dell'organico; grazie alla sciabolata, non era necessario scattare invani nella speranza che la palla venisse recapitata con precisione: il fatto stesso che uno dei due dorifori si accingesse a colpire la sfera implicava una perfetta esecuzione.

L'evoluzione del gesto: Sciabolata morbida, Sciabolata tesa.

Tutte le squadre sono destinate a mutare il proprio organico per far fronte alle ambizioni dei singoli o alle necessità economiche, ed i dioscuri della sciabolata abbandonarono la capitale iberica per sfide rispettivamente meneghine e oltreoceaniche; tale passaggio, imitato già con risultati più o meno validi da tutti i centrocampisti d'Europa, stava diventando oramai naturalistico e non più classico, e nacquero così delle varianti significative.

Le prime nuove testimonianze sono relative alla nascita della sciabolata morbida: essa è un passaggio esclusivamente orizzontale, effettuado in direzione del compagno libero sul versante opposto, e risulta essere una manovra di alleggerimento nei confronti del pressing avversario; il compagno ricevente potrà prodursi in un pavido tocco corto a favore di un giocatore vicino, o esibirsi a sua volta in un'ulteriore sciabolata morbida, per il visibilio del pubblico.

Registi arretrati come Xavi Hernandex o Andrea Pirlo, interpreti di un ruolo moderno, sono stati tra i primi revisori della sciabolata dal tratto più dolce, a causa della posizione più centrale che essi occupano all'interno del rettangolo di gioco.

Col progressivo livellamento verso l'alto del tasso tecnico offensivo di numerose squadre europee durante la seconda metà degli anni Duemila, si sono aperti nuovi orizzonti per la sciabolata, che finalmente poteva prodursi sullo spazio degli attaccanti esterni. Per premiare lo scatto dei medesimi non era più possibile usufruire della variante morbida, che sarebbe stata preda della linea difensiva, ed è stata sviluppata la tecnica della sciabolata tesa, passaggio più forte e dalla difficoltà realizzativa notevole.

Infatti, affinché tale lancio possa definirsi ancora sciabolata deve conservare parte del suo carattere trasversale, non essendo quindi totalmente verticale, e deve essere eseguito con massima eleganza nel movimento delle gambe e del busto; tale differenza stilistica risulta fondamentale nell'infondere fiducia all'ala, la quale galvanizzata dall'idea di ricevere presto i frutti balistici di una sciabolata tesa, non mancherà di apportare massima freddezza alla manovra scaraventando con vigore la palla alle spalle dell'estremo difensore avversario.

L'arte come frutto dello struggimento: la sciabolata disperata.

La sciabolata raggiunse poi un'apice drammatico durante la Champions League 2006/2007, vinta dal Milan di Carlo Ancelotti. Durante la gara di ritorno i quarti di finale della competizione tra la formazione rossonera e l'Ajax, il punteggio complessivo di 3 reti a 3 premia i lancieri in virtù della consueta regola dei gol in trasferta, segnati in quantità maggiore dagli olandesi. La partita si avvia ad un epilogo amaro per gli italiani, quando al minuto numero 91 la palla è in possesso del capitano Paolo Maldini.

Quella sarebbe stata verosimilmente l'ultima opportunità offensiva, e affinché potesse recar frutto doveva iniziare in modo tale da infondere massima convinzione a tutti i compagni; il capitano, giocatore dall'esperienza pluridecennale, sa che non può limitarsi a lanciare in modo casuale, e si produce quindi nel primo esempio documentato di sciabolata disperata verso Massimo Ambrosini, il quale prolungherà idealmente e concretamente l'idea di Maldini verso Filippo Inzaghi, il quale come vero eroe tragico, continua la metafora del duello alle lame infilzando l'ultimo difensore e permettendo così di proseguire l'immacolata marcia verso la vendetta della finale di Atene ai danni del Liverpool di Rafa Benitez, in cui Pippo stesso brillò con due indimenticabili segnature, la prima fortuita e la seconda decisamente voluta.


Delle tante espressioni sensazionalistiche e talvolta ai limite della pertinenza espresse dal cronista, la sciabolata rimane forse la più identitaria e sublime. Qualora vogliate rivivere testimonianza diretta ed interattiva delle sue declamazioni, ho preparato qualcosa per voi.