Garbage Live 12/07/2012 @ Ippodromo Capannelle, Roma
Bisogna essere onesti, se Butch Vig non avesse avuto l’intuizione di braccare la scozzese tuttopepe ex Goodbye Mr. McKenzie ed Angelfish, avremmo avuto l’ennesima meteora pop/rock anni ’90 - per fortuna il sodalizio è avvenuto, e possiamo riferire della brillante prestazione capitolina dei Garbage.
Attesi sin dall’inizio della loro carriera, Shirley Manson e soci visitano per la primissima volta l’Urbe, con massimo profitto a giudicare dalla performance di ieri. Se i detrattori hanno da sempre provato ad etichettarli come commerciali o ripetitivi, per fortuna molti altri hanno saputo individuare in loro talento da [e per] vendere e soprattutto estrema genuinità nel rapporto con il pubblico: i Garbage hanno vissuto l’apice della propria carriera a cavallo del cambio di secolo per poi iniziare un periodo di iato a metà degli anni duemila, durante il quale si sono rincorse voci dell’eventuale disco solista della cantante o di un nuovo album del gruppo, quest’ultimo finalmente uscito da qualche mese con titolo Not Your Kind of People, e chissà che non abbia convinto qualche sostenitore della nuova ora ad unirsi alla nutrita schiera di fedelissimi.
Poca ipocrisia, Shirley Manson è desiderio non segreto del pubblico tutto senza distinzione di sesso, e la sua sensualità aggressiva è parte integrante della musica del gruppo: il tempo sembra essersi fermato per lei, e la mise con cui si presenta sul palco le rende oltremodo giustizia. Si parte con Automatic Systematic Habit dall’ultimo lavoro, per poi esplodere di colpo con il loro brano più celebre probabilmente - I Think I’m Paranoid da Version 2.0 [1998] - accolto dal boato della folla. C’è spazio per il loro disco forse meno amato - beautifulgarbage [2001] - con Shut Your Mouth, seguita dal singolo d’esordio Queer [Garbage, 1995], fresco come quindici anni fa, e da una Stupid Girl rimessa a nuovo per l’occasione con arrangiamento da club: del resto la loro inclinazione alla contaminazione elettronica è sempre stata manifesta, si pensi a quanto Bristol sound si percepisce nel primo album, siano ringraziati Tricky e Massive Attack.
Dopo la nuova Control si arriva a Bleed Like Me [2005] con Why Do You Love Me? ed un accenno di Run Baby Run [quanto era dolce quel video?] su richiesta del pubblico, non terminata per candida ammissione di Shirley di non ricordarne il testo, ma chi oserebbe lamentarsi? Arrivano Cherry Lips e Special e l’inaspettata #1 Crush, poi ancora brani nuovi, fino al delirio finale di Push It e Vow, separati da un apprezzato spazio richieste, di cui sono state soddisfatte quelle per Trip My Wire e Cup of Coffee, ben improvvisate pur fuori scaletta.
Se c’è un errore che un gruppo simile può compiere dal vivo è quello di limitarsi alla sterile riproduzione del materiale da studio, senza nulla aggiungere: loro non son certo novellini ed offrono uno spettacolo vero e proprio in cui ogni brano viene guarnito con qualcosa di speciale, ora una coda differente, ora un inizio non consueto, alla faccia di chi abbia mai pensato di liquidarli a plastica usa e getta da classifica; sono ancora lì con vigore da ragazzini, e non sembrano aver intenzione di volersi fermare a breve.
Ah, c’è un encore conciso ma assai gradito, affidato a Supervixen e ad una delle loro canzoni più belle, I’m Only Happy When It Rains, introdotta con un arrangiamento più intimo e poi eseguita a pieno organico e piena voce, degna conclusione di un concerto esplosivo ed atteso da tanto, troppo tempo: continuate a sfidare il tempo ragazzi, la sconfitta sembra sempre più lontana.